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I saggi del campeggio: intervento e proposte di Antonio Mazzucchelli

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L’obiettivo del meeting era quello di creare interazione, dialogo e confronto, in modo trasversale, tra tutte le anime che compongono il segmento del turismo all’aria aperta in Italia. Antonio Mazzucchelli, giornalista iscritto all’albo dei professionisti e membro della commissione Saggi, ha presentato una serie di proposte per sensibilizzare il settore produttivo, distributivo e associazionistico affinché il campeggio torni a essere considerato il porto d’approdo naturale anche per i turisti camperisti italiani. Di seguito l’intervento che non solo ne condivido il contenuto, ma lo sottoscrivo e promuovo in ogni sua parte.

Sono convinto che il fenomeno camperistico includa una varietà sorprendente di usi e abitudini che non si possono ridurre al solo turismo itinerante, fatto di soste tecniche in aree di sosta e piazzole.

Per questo ho sempre stigmatizzato la poca interazione del nostro settore con il mondo dei campeggi.
I motivi che vengono addotti sono, ormai da decenni, sempre gli stessi:
– non vogliono i camper per una notte sola
– sono aperti solo pochi mesi l’anno
– hanno servizi che non interessano i camperisti
– sono dedicati al turismo stanziale
– hanno costi troppo elevati

Spesso queste affermazioni corrispondono al vero, ma non sempre. In Italia abbiamo più di 2500 campeggi e ne conosco moltissimi che hanno tra i camperisti la loro clientela ideale. Campeggi con poche, pochissime, strutture stanziali; aperti tutto l’anno; spesso anche con un’area di sosta esterna per favorire chi preferisce questa soluzione. In queste strutture non ci sono solo caravanisti olandesi o camperisti tedeschi, austriaci e svizzeri, ma anche tanti italiani. Una minoranza silenziosa, che però è parte integrante del fenomeno camperistico del nostro Paese.

Perché se ne parla così poco? Perché c’è uno scollamento così evidente tra chi produce e vende camper e gli imprenditori dei campeggi? Opero in questo settore dal 1996 e in questi 20 anni ho partecipato a conferenze, convegni, tavole rotonde, ma né APC, né Assocamp, né Promocamp, né le associazioni di utenti hanno mai promosso il campeggio come approdo naturale per il turista camperista.

Anzi troppo spesso non viene nemmeno citato. Ho scaricato dal sito dell’Associazione Produttori Camper il manuale “Il camper: come, perché e dove”. Un vademecum che dovrebbe spiegare ai neofiti o potenziali camperisti questo modo di fare vacanza… Ebbene in nessuna delle 12 pagine appare mai la parola “campeggio”. I concetti sono due e ripetuti in tutto il manuale: parti quando vuoi e vai dove vuoi. A pagina 11 c’è il capitolo dedicato alla sosta e si cita unicamente il Portolano (sottinteso di Plein Air) che non contiene campeggi ma solo aree di sosta.

Questa attitudine non è solo di APC, ma dell’intero comparto e dal mio punto di vista è inaccettabile. Quanti potenziali clienti si perdono per strada proponendo come unica soluzione per la sosta un parcheggio o un prato? L’immagine che offriamo delle vacanze in camper deve fare un salto di qualità e proporre anche nuovi modelli: famiglie in campeggio che cenano sotto la veranda, coppie che sorseggiano un bicchiere di vino a bordo piscina con il camper sullo sfondo e via dicendo. È un turismo che deve far sognare anche chi finora non è stato attirato dalla versatilità dello strumento camper che, invece, permette anche di fare delle vacanze d’elite, non solo per la qualità del territorio che si visita, ma anche per la qualità della sosta e dei servizi a disposizione.

Alle mie obiezioni, nel tempo, qualcuno ha risposto che si tratta di imprese private e che non è possibile fare pubblicità ai singoli. Ma esistono delle associazioni e dei consorzi anche nel mondo imprenditoriale del campeggio. Come è possibile che non si riesca a interagire? Finché il settore produttivo, distributivo e le associazioni di utenti si concentreranno solo sulla ricettività delle aree di sosta, i due mondi non si incontreranno mai.
E questo impedisce al settore del turismo en plein air di assumere dimensioni consistenti e di avere un peso politico diverso. Nondimeno la mancanza di dialogo tra queste realtà impedisce anche una promozione più efficace presso una potenziale clientela che non è interessata alla sosta libera nei parcheggi, ma a un turismo più strutturato.

Leggo sul sito di Faita, che l’offerta en plein air italiana è realizzata da 2510 aziende turistico ricettive che mettono a disposizione degli ospiti una capacità complessiva di 1.358.000 posti letto. La prima domanda che sorge spontanea è: come mai al Salone del Camper, che è la fiera più importante in Italia dedicata a chi vuole comprare un camper o una caravan, espongono solo poche decine di campeggi? Com’è possibile proporre degli strumenti da vacanza che costano mediamente 50 – 60 mila euro e che arrivano con disinvoltura a toccare i 100mila euro, senza presentare un ampio ventaglio di offerte per l’accoglienza che includa anche i campeggi? I campeggi sono garanzia di sicurezza contro i malintenzionati, sono la libertà per i genitori di lasciar liberi i figli in un ambiente protetto. A volte sono semplici aree recintate e custodite in mezzo alla montagna, altre volte sono strutture a cinque stelle con ogni genere di comfort al loro interno. Dire campeggio è come dire camperista: non è una definizione esaustiva.

Le mie proposte sono le seguenti:

1) GUIDA AI CAMPEGGI ADATTI AI TURISTI IN CAMPER
Stabilire, così come ACTItalia Federazione ha fatto per le aree di sosta, i requisiti per stilare una classifica dei campeggi adatti ai camperisti. Escludendo da subito quelli che hanno un’elevata percentuale di stanziali e piazzole riservate agli itineranti in luoghi non idonei. Ne dovrà derivare un elenco che identifica le strutture adatte alle diverse esigenze del turista camperista da chi ama il campeggio spartano a chi predilige confort e servizi. Tra i fattori di valutazione ci saranno il rapporto qualità/prezzo, l’apertura annuale, la qualità delle piazzole, ecc…

2) APERTURA DI UN DIALOGO CON FAITA E ALTRE ASSOCIAZIONI
Aprire un tavolo di dialogo con le associazioni di riferimento dei proprietari di campeggi. Non è più pensabile che ci siano due schieramenti distinti tra il mondo della produzione/distribuzione/associazionismo degli utenti che promuove e sostiene unicamente le aree di sosta e i proprietari di campeggi che si arroccano nelle loro posizioni e si schierano contro le aree di sosta. Solo il dialogo può far trovare un punto di incontro che permetta al settore del turismo all’aria aperta di collaborare per sviluppare il mercato e contare di più a livello istituzionale.

3) INCLUSIONE DEI CAMPEGGI NELLA COMUNICAZIONE DEL SETTORE PRODUTTIVO/DISTRIBUTIVO/ASSOCIAZIONISTICO
Cioè presentare il turismo in camper non più solo come il turismo della sosta libera o in area di sosta perché questa immagine è penalizzante per una fetta di utenti o potenziali utenti che non si riconoscono in questa modalità. Inserire pertanto nelle pubblicazioni destinate ai neofiti e nelle presentazioni istituzionali anche le strutture campeggistiche, presentandole per quello che si meritano: un’opportunità per i camperisti che desiderano oltre all’esperienza turistica legata alla scoperta dei territori anche il piacere e il confort di una sosta di qualità.

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