Arrivo a Orvieto di sera e guardandola dal basso sembra sospesa nel cielo. Così capisco perché è sopranominato “la città alta e strana”
Appoggiata sopra la rupe di tufo sottostante, Orvieto è una cittadina umbra, ordinata, accogliente, un piccolo scrigno di arte e deve la sua notorietà soprattutto al Duomo. Vi assicuro che vederlo di sera, toglie in fiato. Una meraviglia dell’architettura gotica europea che insieme al Pozzo di San Patrizio (capolavoro di ingegneria idraulica) sono le prime due tappe che vi suggerisco. Nonostante abbiano lavorato 20 artisti diversi per 3 secoli il Duomo di Orvieto rivela una straordinaria armoniosità.Al centro c’è il magnifico rosone e tutto intorno i mosaici, che nonostante siano molto belli, hanno ben poco di quelli originali. L’interno contiene due cappelle: la Cappella del Corporale e quella di San Brizio. In quest’ultima non potete non andarci, per vedere un capolavoro del Rinascimento italiano: gli affreschi del soffitto a cui ci lavorarono per primi il Beato Angelico e Benozzo Gozzoli e che terminarono con Luca Signorelli. Il Pozzo di San Patrizio, invece deve il suo nome via della somiglianza con la cavità dove il santo irlandese amava ritirarsi in preghiera. Costruito nel 1527 per volere di papa Clemente VII aveva come obiettivo assicurare a Orvieto acqua in ogni momento dell’anno. Il pozzo, profondo 62 metri, è interamente scavato nel tufo e raggiunge l’acqua che si trova sotto la rupe su cui è costruita Orvieto. La genialità fu la realizzazione delle doppie scale elicoidali, ampie e indipendenti, una per la discesa e l’altra per la risalità. Questo permetteva di rendere le operazioni di carico dell’acqua più semplici, anche grazie alla possibilità di portare giù i muli da soma. La terza tappa da non perdere è la città sotterranea, ovvero quella città che per 2.500 anni gli abitanti di Orvieto scavarono nella rupe di tufo su cui è costruita la città, costruendone un’altra, sotterranea e nascosta. Un vero labirinto formato da oltre 1200 grotte, cunicoli, pozzi e cisterne. Se poi avete appetito, in un qualsiasi ristorante assaggiate gli umbrichelli, una pasta acqua e farina, uovo e vino abbastanza spessa che gli orvietani condiscono “all’arrabbiata”, con i tartufi, i funghi o secondo la creatività dei cuochi locali. Poi proseguite con la carne di chianina e il cinghiale. la“lumachella” con formaggio, lardo, prosciutto, pepe e la “Torta di Pasqua”, con uova, formaggio pecorino. In tutto innaffiatelo con vino Orvieto DOC, il bianco del vitigno Grechetto o il rosso cabernet. Chiudete il pranzo con i tozzetti alle mandorle e le ciambelle al vino.
Dove sostare con il camper: Area sosta di Renzo Battistelli