I folletti esistono veramente? Si trovano nei boschi? Con queste domande mi sono armato di bastone, scarponcini e ho deciso di andare a caccia di nei boschi della Val Varaita a mezzora da Cuneo o se preferite un’oretta da Torino.
La Val Varaita è una di quelle valli nel cuneese dove di parla ancora l’occitano, ovvero la lingua galloromanza parlata in un’area specifica del sud-Europa chiamata Occitania. Qui il camper è benvenuto perché le aree comunali sono ben realizzate, pulite e tranquille. Un luogo dove fuggire dal caldo e dove godersi due giorni di relax. Ma non perdiamo di vista il vero motivo della gita: i folletti, anzi qui si chiamano Sarvanot. Ma chi sono e dove si trovano? Innanzi tutto, non sempre si fanno vedere e poi non amano molto i flash, quindi con cautela si risale la Val Varaita. Ad un certo punto, poco prima di Sampeyre, una deviazione a destra conduce nella frazione di Rore (Lu Rure, in lingua occitana). Dovete sapere che gli abitanti di Rore, da sempre, vantano una certa autonomia rispetto al capoluogo, tanto da averla orgogliosamente nominata: “La Republico de Rure”. Sono proprio gli abitanti del luogo che indicano il bosco dove poter incontrare i Sarvanot. questi folletti rappresentano personaggi della mitologia locale, protagonisti di racconti e favole che parlano di un tempo in cui la gente di montagna riconosceva nella natura la presenza di componenti ignote ed irrazionali. Attenzione i Sarvanot non hanno nulla di magico: semplicemente vivono in profonda sintonia con la natura, di cui fan parte e di cui sono espressione. Hanno un carattere volubile, tristi con il sole, felici con la pioggia a volte dispettoso, ma mai cattivo. Vivono in barme, ripari naturali costituiti da rocce sporgenti. I Sarvanot abitano i boschi, ma la vicinanza con la gente della borgata di Rore, li porta a frequenti intrusioni nella vita quotidiana, facendo piccoli scherzi al fine di giocare. Si narra di incursioni in stalle ed abitazioni, di panna rubata, di noci sparse nottetempo sui balconi, di sale scambiato con zucchero, di code e criniere di cavalli intrecciate, di panni stesi gettati per terra. Quindi con rispetto verso la natura e con grande curiosità mi incammino lungo il vecchio sentiero chiamato Tumpi la pisso, che dalla borgata conduce ad un piccolo bacino naturale, il toumpi, alimentato da una cascata naturale la pisso. Ecco svelato l’origine del nome. Si tratta di un percorso breve, divertente, adatto a tutti e attrezzato con ponti di legno, percorribile in ogni stagione. Percorro qualche decina di metri e in mezzo alla vegetazione, dietro una barmo, vedo il primo Sarvanot di pezza. E li mi osserva, piccolo, brutto, peloso, con i piedi caprini. Vestito con abiti sgargianti e colorati sembrano rubati a noi umani sembra quasi che mi sorrida. Faccio qualche passo e ne vedo un altro e poi ancora in altro e scopro una comunità. La coppia lui e lei, la lavandaia, il drago, la natura rigogliosa, le acque limpide e zampillanti del Rio e della cascata, i ponticelli di legno e la presenza costante e variopinta dei piccoli, magici “abitanti del bosco”, rendono questo sentiero un libro animato per i più piccoli. E diciamolo francamente, anche noi adulti abbiamo bisogno di tornare a credere che i Sarvanot siano i compagni di questa gita. O forse la gioia e la curiosità, che vediamo negli occhi di un bambino è la moneta che ci ripaga. Salutati e fotografati i Sarvanot, ritornate sui vostri passi e con il camper avete due aree dedicate alla sosta: quella nel comune di Frassino (CN) e quella di Melle (CN). Ci sono i servizi per la sosta e il regolamento per l’uso. Ma soprattutto a Melle non perdetevi il gelato Fioca e ricordate la frase misteriosa, sentita più volte gridare dai Sarvanot a coloro che si erano avventurati nei dintorni di Rore: “ I tiri buri buriatti soun mezi morti e mezi malatti!”. Il significato di queste parole, seppur pronunciate sotto forma di saluto amichevole, è tuttora un enigma anche per gli abitanti di Rore.
Foto e regolamento delle aree camper
Foto delle Valle e dei Sarvanot