Un weekend fuori porta da Roma con il camper al fresco a scoprire la Valle del Salto.
Per raccontare della Valle del Salto, dove si trova Borgo San Pietro, che ospita la graziosissima “Area Sosta il Ghiro“, bisogna partire da molto lontano. I primi insediamenti umani in zona risalgono al periodo neolitico e mura in grosse pietre squadrate dell’epoca pelasgica testimoniano la presenza dell’uomo fin dalla preistoria, ma solo nel 494 a.C. si hanno le prime notizie sugli antichi abitanti della regione, che vengono a contatto con la nascente repubblica romana. Per secoli il fiume Salto fece da confine naturale fra il Regno borbonico e lo Stato Pontificio, caratterizzando il territorio di una grande ricchezza culturale, attingendo dai saperi, l’artigianato ed usi e costumi di entrambi i territori. Storie di brigantaggio (note le gesta di Berardo Viola), del dramma di Beatrice Cenci presso la Rocca di Petrella e della diffusione del Monachesimo (Baronessa Filippa Mareri seguace di S. Francesco), si sentono ancora raccontare dagli anziani dei piccoli borghi medievali affacciati su quella che, un tempo, era la Valle del Salto, ora più nota come lago del Salto. Il progetto, di inizio secolo scorso, venne realizzato soltanto nel 1940. Due dighe, in due valli distinte, collegate fra loro da un tunnel lungo 9km, sotto le montagne che le separano, hanno dato vita al lago del Turano e al lago del Salto. Durante il periodo fascista era necessario dare energia alle acciaierie industriali di Rieti.
Ora gran parte dell’energia prodotta illumina la capitale: Roma. Così scomparvero quattro paesi, ricostruiti più a monte e alcune frazioni minori. Le attività che oggi si possono svolgere in zona sono davvero molte, noi cominciamo con l’esplorazione dei monti che fannno da corona al bacino. Da lassù, dalla cima del Monte Serra, con il paio giusto d’occhi, si possono ancora vedere i paesini di Borgo San Pietro, Teglieto, Sant’Ippolito e Fiumata.D’estate, quando il livello delle acque si abbassa, si può scorgere la sommità del campanile dell’antico monastero francescano duecentesco di Santa Filippa Mareri. Come veri e propri relitti affondanti, alcuni dei borghi sommersi si possono visitare, ammirando in immersione come la fauna ittica ne sia oggi l’unica abitante. L’attacco del sentiero si trova nel fitto di querceti a caducifoglie, misti ad aceri, castagni, carpini bianchi e ginestre in fiore. Più in alto appare la faggeta, poi larici, pini e fiori rosa pallido della rosa canina. Il ginepro è l’unico arbusto ad essere onnipresente al variare della quota. Fra gli altri si odono il canto, o si intravede il volo, di poiane e sparvieri, ghiandaie, cince, picchi rossi maggiori e picchi verdi. L’ascesa è accompagnata dalla bellissima vista sul lago e le cime che lo sovrastano ad occidente.
Ad un quarto della scalata il “sentiero del pellegrino” porta alla grotta di Santa Filippa Mareri. Giunti alla sommità si aprono le ampie piane confinanti con l’Abruzzo, dove non si vede traccia di insediamenti umani, soltanto pascoli d’alpeggio, verdi foreste e altre decine e decine di montagne immerse fra le nuvole. Queste che, in altri tempi erano le rotte dei briganti, sono oggi parte del sentiero europeo E1, che unisce Capo Nord in Norvegia con Capo Passero in Sicilia. Poco fuori l’abitato di Borgo San Pietro, a soli 3km dall’Area Sosta “Il Ghiro”, visitiamo il Sofia’s Ranch e conosciamo Ariela. Una bella storia la sua, un cambio radicale, dalla vita di città, da imprenditrice romana impegnatissima, ad una vita semplice, in natura, con la famiglia e a contatto con gli animali. Mentre chiacchieriamo, l’amore e la passione per il suo lavoro emergono chiaramente, ma ciò che più colpisce sono i suoi occhi vivi, felici.
Un altro caso in cui, l’inseguimento di un sogno, ha ripagato e ripaga quotidianamente, del coraggio investito in un salto nel buio. Dalle semplici passeggiate, come quella che abbiamo fatto noi, a trekking più lunghi e impegnativi fino agli Altopiani di Rascino, dalle lezioni di equitazione, sino alla doma e rieducazione, qui da Ariela l’amore per il cavallo e la passione per l’equitazione sono a trecentosessanta gradi. Molti sono i romani che arrivano fin qui, consapevoli della professionalità e cordialità che qui sono di casa. Chiara e Susanna, due giovani ragazze romane che vengono in passeggiata con noi, trascorrono la stagione estiva al Ranch da diversi anni, dalla fine della scuola agli ultimi giorni di agosto.
Anche l’aspetto storico/culturale non viene tralasciato. Infatti in questo che non è un semplice maneggio, si fa un lavoro di recupero e mantenimento di una tradizione lunga millenni. Il Cavallo Romano della Maremma Laziale, che abbiamo cavalcato e che qui viene allevato, discende infatti dai cavalli degli antichi romani, come quelli usati da Marco Aurelio, o addirittura degli Etruschi. Oltre ai quaranta esemplari di razza equina, il Ranch ospita anche trenta vacche di razza Chianina. Aziende del nord Italia vengono fino qui per acquistare i vitelli destinati ad arrivare, una volta raggiunta l’età adulta, sulle nostre tavole. Oltre alle immersioni, a cura della scuola diving di Rieti, ci sono molti altri sport che è possibile praticare sulle acque pulite del bel lago. La scuola di Wakeboard (fusione tra lo sci nautico e lo snowboard), nota a livello europeo, oltre alle lezioni su tavola, noleggia pedalò, canoe, tavole sup ed organizza tour in barca per ammirare ogni scorcio del lago. Per chi preferisce rimanere più vicino alla riva, il lago è balneabile ed un tuffo rinfrescante è ciò che ci vuole per chi è in fuga dalla calura cittadina. Il bacino è anche molto pescoso e gli amanti della pesca potranno, con un po’ di fortuna, catturare lucci (ci sono esemplari di 4kg!), siluri, cavedani, persici, trote lacustri, carpe, alborelle ed avole. Non mancano anche i crostacei: il gambero turco e il gambero rosso della Louisiana. Dopo essere stati a cavallo, esplorato a piedi le cime e aver goduto di un bel bagno, non restava che tirare fuori la bici e percorrere la bellissima, panoramica e per nulla trafficata SP67.Il giro completo del lago sono 33km (percorso pianeggiante), ma se ci si distrae nel guardarsi attorno, fra i meravigliosi scorci sullo specchio d’acqua che si aprono nel fitto della vegetazione, si rischia di allungare il percorso e perdersi alla scoperta dei minuscoli, ma meravigliosi, borghi medievali.
Dove sostare con il camper? Area Sosta il Ghiro“.