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Colline Moreniche del Garda: un angolo nascosto del nostro Bel Paese

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Quattro giorni per scoprire uno degli angoli nascosti dell’Italia. A pochi chilometri dal Lago di Garda e da Mantova, vi racconto la mia esperienza in camper e non solo nelle Colline Moreniche del Garda.

Ci sono luoghi che sono invisibili alla massa ed è il motivo per cui li rendono più affascinati. Lontani dalla massa, a volte schiacciati da due poli turistici più vivaci e più gettonati, questi Luoghi Nascosti, sono mete ideali da vivere in camper. E sapete perchè? Perchè le persone locali, le Strutture e la Polizia Locale, non sono stressate e nè messe a dura prova da un turismo selvaggio e irrispettoso. Le Colline Moreniche del Garda, rispecchiano proprio questi parametri: poco affollate, schiacciate tra le tre provincie (Brescia, Verona e Mantova) e come se non bastasse all’ombra del Lago del Garda. Insomma un cuscinetto di territorio isolato, a tal punto che molte strade furono asfaltate solo agli inizi degli anni 70. Eppure questi terriori, sono lo scrigno che conservano le radici dell’unita d’Italia, la storia e i guerre più sanguinose del Rinascimento e nascondono parchi e giardini di una bellezza unica. Il tutto innaffiato dagli vino dei vigneti e dalle coltivazioni di grano, ortaggi e spezie in pochi chilometri di terra. Si avete capito bene, in pochi chilometri si ha una varietà di prodotti e di coltivazioni, grazie alla conformorzione del terreno, tipico dell’età morenica. Ho trascorso quattro giorni, praticando sport, incontrando produttori di vino, assaggiando pietanze e dolci tipici e infine scoprendo un territorio non solo camper friendly, ma desideroso di accogliere il turista in ogni sua forma. Siete pronti? Iniziamo con…la buona tavola

Area Camper Monzambano: strategica e molto comoda per visitare il territorio, è stata la mia base per quattro giorni.

Cavriana. Il cartello sulla statale indica “città della torta” e impiegherete molto poco per capire il motivo. Si chiama San Biagio ed è il nome della torta, della festa più importante del paese, nonchè il protettore che si festeggia il 3 febbraio. Proprio in occasione del Santo, il paese diventa un enorme “forno” di pasticceria, dove ogni famiglia cucina la propria torta di San Biagio: ingredienti simili, ma diverse quantità e a volte anche un ingrediente inatteso. Vi garantisco che ne ho assaggiate 4 tipi di torte San Biagio e nessuna era uguale all’altra, nemmeno nella consistenza. La colazione vi suggerisco di farla presso la Pasticceria Parolini e poi di recarvi a visitare l’incantevole Villa Mirra, dimora nobiliare del ‘500. Lasciata Cavriana, percorrete pochi chilometri e dirigetevi in due aziende agricole, dove il camper è il bevenuto: l’azienda agricola Cattani Cavriana (MN) e Azienda Agricola Case Vecchie a Monzambano (MN).

Sono due mete camper-friendly dove lo spazio per sostare con il camper non manca . Nella prima, degustate i vini di produzione autoctona (rosso e bianco in particolare) e fatevi raccontare dal proprietario che cos’è la Capra d’oro di Cavriana. Nella seconda azienda, rimarrete colpiti dalle composte sambuco e limone o di fichi e finocchio selvatico (confesso di aver mangiato almeno dieci assaggi di entrambe le composte, prima di capire che ero ancora in questo mondo), dallo sciroppo di lavanda blu, dal pane fatto con la farina di grani antichi e ancora l’olio strepitosamente gentile come solo quello che Garda sa esserlo. E poi? Non fatevi sfuggire un salto dove ci sono le erbe officinali pre scoprirne l’uso che si può farne quotidinamente.

Due piccole perle da non perdere: Oratorio di San Lorenzo e Pozzolengo (BS)

Si chiama Oratorio di San Lorenzo a Guidizzolo e vi suggerisco di visitarlo. Con il camper parcheggiate prima che la strada diventi sterrata e poi proseguite 50 metri, nascosto da alberi ad alto fusto, scorgerete l’antico Oratorio di San Lorenzo. Fu costruito su un terreno rialzato e già abitato in epoca preistorica, risale probabilmente al XIII – XIV secolo. Realizzato attorno al XIII secolo, ricorda una capanna dalle linee romanico-gotiche. Un aspetto quasi severo e per nulla un inno alla ricchezza. Ma la vera chicca è al suo interno: ad una sola navata che conserva un prezioso ciclo di affreschi a carattere devozionale (1490 – 1510) opera di un pittore ignoto, raffigurante la Madonna in trono con il bambino e santi tipici della devozione popolare come San Rocco, San Sebastiano, San Lorenzo, Sant’Antonio abate e San Francesco.

Basta un’oretta per visitare il borgo storico di Pozzolengo (BS). Parcheggiate il camper nei pressi del campo sportivo e poi proseguite per il Castello e arrivate nel borgo storico, quello che un tempo era la sua corte. Perdetevi tra le viette e gli archi sino ad arrivare al belvedere che si affaccia sulla zona viticola del “Lugana”. Ecco qui sarete nel cuore delle colline moreniche, proprio nel crocevia delle province di Brescia, Mantova e Verona. Non a caso a tavola, mangerete tortelli di zucca, ma rivisti con l’amaretto, legumi conditi con olio del Garda e come dolce una sbrisolona rivista nell’impasto, più morbida e più ricca di nocciole.

La battaglia storica di Solferino

Non so voi, ma a volte io sento la necessità di ripercorrere alcuni libri, poesie, romanzi di ricordo scolastico. Insomma quello che dovrebbe far parte di ognuno di noi come bagaglio di cultura storica e che la memoria a volte dimentica. Per me avere il privilegio di porte svolgere questo lavoro, è un motivo per togliere un po’ di polvere da quel bagaglio storico di cui sopra e rammentare a me stesso, attraverso i racconti e le immagini dei luoghi, quello che per anni ho studiato sui libri di scuola: l’unità d’Italia. Le vicende sono innumerevoli cosi come le battaglie, ma una in particolar modo emerge: la Battaglia di Solferino 1859. Si scontrarono i due eserciti (quello Austriaco con quello Franco-Piemontese) e fu una strage che costò in soli due giorni il costo di 11.000 vite. A Solferino è dedicato l’ossario e numerosi luoghi per riperocorrere la memoria, come il Memoriale dove naque la Croce Rossa o la Rocca detta “spia d’Italia” o ancora il Forte Ardietti, l’unico dei cinque destianti alla difesa dei confini e conservato e visitabile.

Rocca di Solferino detta “spia d’Italia”

Eretta nel 1022 sul promontorio più alto della provincia di Mantova (206 metri), la Rocca di Solferino, acquistò ben presto un’importanza strategica per la sua posizione geografica che le valse nel Risorgimento l’appellativo di “Spia d’Italia“. Infatti fino al 1866 (anno in cui il Veneto fu annesso all’Italia) il confine tra Regno d’Italia e Impero Austriaco era a poco lontano da questa fortezza. Fu teatro della sanguinosa battaglia della seconda guerra d’indipendenza, di Solferino e San Martino  del 24 giugno 1859.

Memoriale della Croce Rossa

Poco distante dalla Rocca e all’interno del suo parco, non potete farvi sfuggire la visita al Memoriale della Croce Rossa. Seguite le indicazioni e arriverete al viale di cipressi, detto di San Luigi, poichè la tradizione vuole che fosse solito passeggiare in questo luogo. Al termine di questa passeggiata nel 1959, in occasione del centenario della battaglia, la Croce Rossa Internazionale ha eretto un memoriale a ricordo di quell’idea che naque dal cuore e dalla mente di Henry Dunant (a cui è dedicata anche una statua davanti all’ossario) e che porterà alla nascita della Croce Rossa Internazionale.

Ossario di Solferino

Della Battaglia di Solferino vi ho già accennato sopra, ma quello che vi manca è qualche dettaglio di numeri che fanno rabbrividire: oltre 10.000 i morti sul campo, oltre 20.000 i feriti, 11.400 furono i dispersi e i prigionieri. Migliaia di giovani, più o meno consapevoli, persero la vita per un ideale : raggiungere l’indipendenza e l’unità d’Italia. A persarci bene, oggi sembrano eventi e valori tanto lontani, ma che vi assicuro nel  momento in cui varcate la porta dell’Ossario di Solferino e San Martino, diventano subito concreti e sconvolgenti.

Forte Ardietti

Quattro erano i forti disposti a protezione di Peschiera del Garda e del confine. Di questi uno è arrivato conservato ai giorni nostri in modo esemplare: il Forte Ardietti. Costruito tra il 1853 e il 1861 per ordine del maresciallo Radetzky all’epoca comandante delle forze austriache in Italia, il Forte appartiene al cosidetto Quadrilatero, un insieme di quattro città fortificate appoggiate sulla linea dei fiumi Mincio (Peschiera e Mantova) e Adige (Verona e Legnago) che furono il centro del controllo militare austriaco in Italia. Il Forte rimase austriaco fino al 1866 quando a seguito della Terza Guerra di Indipendenza passò di proprietà al Regno di Italia. Io vi suggerisco di farvelo raccontare da Michele (whatapp 3472643459) una giovane guida, appassionato di storia e di rievocazioni storiche, che saprà farvi vivere ogni angolo, armamento e sala del Forte

 

L’ultima tappa che vi suggerisco è il Parco Avventura La Quiete che si trova a Lonato (BS) e dove i camper possono sostare nel parcheggio. All’interno del Parco (che è aperto da Pasqua a ottobre), potete vivere diverse esperienze di sport, divertimento e relax. Ci sono tre piscine (family, laguna e relax) dove nel periodo estivo si svolgono anche cosi di acquagym,  il beach volly, tre campi da basket, quello per il calcetto, l’area per il ping pong e il minigolf (con 14 buche) e poi sei percosi tra gli alberi adatti sia ad aduti sia a bambini. Si tratta di percorsi avventura sugli alberi, per mettere alla prova la propria agilità e coraggio, tra piattaforme, zipline e carrucole si passa da un albero ad un altro. Sei percorsi dove ‘attrezzattura (elmetto, carrucola e imbragatura) viene fornita dal parco e dove gli istruttori ti seguono passo per passo. 

E se non avete il camper? VI suggerisco di pernottare e di pranzare in questi luoghi: sarete i benventui se siete “amici di cristiano

Albergo Ristorante da Renato a Solferino (MN)

Agriturismo La Montina Ponti sul Mincio (MN)

La baita Ristorante a Cavriana (MN)

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Libri di Cristiano Fabris

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