Gavorrano, Montepescali, Roccastrada, Ribolla e Montemassi sono cinque piccoli borghi storici nel grossetano, che vi consiglio di visitare in un weekend.. Seguitemi
Se si ha disposizione un weekend o un ponte, ci sono 5 borghi che si possono visitare in sella alla bici, in moto, in auto o in camper. Si trovano tutti in provincia di Grosseto e distano l’uno dall’altro meno di 10 km. Una meta adatta a tutta la famiglia dove trovare dell’ottima enogastronomia, storia e sport.
Gavorrano: un salto nel Medioevo
Il primo borgo è Gavorrano, nel centro dell’alta Maremma grossetana, un tuffo nel Medioevo tra archi, porte, mura, palazzi turriti e il castello. Perdetevi tra le viette del paese e fermatevi nei piccoli belvedere a osservare le cinte murarie dei borghi di Giuncarico e Caldana. Gavorrano fu un importante centro minerario e sul suo territorio sono ancora visibili le cave di pietra e le strutture per l’estrazione e la lavorazione dei minerali. Alcune delle vecchie miniere sono inoltre state convertite in un vasto complesso museale che è il Parco Minerario e Naturalistico di Gavorrano. Il territorio e il castello di Gavorrano, furono amministrati nel XIII secolo, dalla nobile famiglia dei Pannocchieschi e si narra che qui il Conte Nello uccise la senese Pia de’ Tolomei. Proprio quella Pia, che Dante cita nel Canto V del Purgatorio (“Siena mi fè, disfecemi Maremma”) e che ogni agosto, viene ricordata e rappresentata con “Salto della Contessa”(una delle varianti della leggenda vuole che Pia sia stata lanciata da una torre). Per l’occasione le vie del paese sono animate da cortei storici in costume medievale, sbandieratori rappresentazioni teatrali.
Montepescali: il balcone della Maremma
Difficile non vederlo Montepescali, perchè anche di sera quando percorrete la statale Aurelia, lo vedete sospeso sulla montagna. Illuminato e bene visibile in entrambi le direzioni di percorrenza, Montepascali è chiamato “il balcone della Maremma” proprio per la sua posizione a 222 metri, da cui si osserva tutta tutta la fascia costiera e l’Arcipelago Toscano, sino alla Corsica. E’ il secondo borgo Medievale che conserva tutto il suo fascino intatto, con stradine coperte da volte a botte, scalinate e palazzi in pietra. Vi consiglio di non perdere il “Palazzo dei Priori“, sede dell’antico comune, che conserva inoltre buona parte della cinta muraria di forma ellittica con la semicircolare Torre del Belvedere e la quadrangolare Torre del Guascone e i resti del Cassero Senese. Non ultimo fate tappa alle due chiese, quella di San Niccolò con campanile a guglia e quella di San Lorenzo con bel campanile quadrato.
Roccastrada: belvedere tra Siena e Grosseto
Roccastrada è quello dei cinque più verso l’interno della Toscana, non ha caso dai suoi 475 metri di altezza si può ammirare il “belvedere” sui versanti senese e grossetano. Costruito su una base di roccia trachitica, Roccastrada conserva al suo interno, una bella chiesa di origine duecentesca intitolata a San Nicola e il teatro di impianto ottocentesco (Teatro dei Concordi). Personalmente lo considero un ottimo punto di partenza per il trekking, perchè è ricco di itinerari da scoprire a piedi, a cavallo, o in mountain-bike. Non ci credete? Guardate questo link Trekking Roccastrada e il tracciato della Via Equestre Grossetana consentono di fruire della n e infilate le scarpe!!
Montemassi: fuori dal tempo
Il territorio di Roccastrada è ricco di torri e borghi medievali, fra questi spicca Montemassi, un piccolo borgo di quasi 200 abitanti, ad un’altezza di 280 mt. Famoso per la sua rocca immortalata da Simone Martini nel “Guidoriccio”, Montemassi sviluppa tra stretti vicoli scavati nella roccia, intorno al castello degli Aldobrandeschi. Merita un’ora del vostro tempo, per sentirsi “fuori dal tempo”.
Ribolla: per non dimenticare
L’ultima tappa è il più grande dei cinque borghi per numero di abitanti ed estensione, Ribolla è stato un grande centro mineriario italiano ed europeo del ‘900. Esplose demograficamente nel periodo della Grande Guerra, data l’impennata della produzione, dove vennero costruiti accanto ai pozzi i primi dormitori collettivi. Attorno alla miniera sorsero anche strutture di servizio: spacci aziendali, ambulatori, il dopolavoro con annesso il teatro – cinema, il campo sportivo. Insomma tutto nacque attorno alla miniera di carbone perchè doveva essere funzionale a questa. Il vero boom ci fu con l’ondata immigratoria del ’46/47 quando arrivarono a Ribolla moltissimi minatori siciliani e calabresi ed il numero dei dipendenti salì a 3.500. L’attività della miniera durò sino al tragico 4 maggio 1954, quando lo scoppio del grisou, portò alla morte di 43 lavoratori e si pose così fine alla miniera. Oggi merita di essere visitata e per conoscere un pezzo della nostra storia recente.
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