Le Marche che non ti aspetti: cinque giorni nel Piceno.
Ci sono luoghi nascosti al turismo di massa, dimenticati dai telegiornali, dai social e che mantengono ancora intatta l’ospitalità italiana. Luoghi che hanno dato la luce a Papi, architetti, pittori che hanno segnato facendo emergere la nostra bell’Italia. Proprio con queste premesse vi portiamo a scoprire il Piceno, ovvero l’entroterra marchigiano alle spalle di Ascoli Piceno. Cinque giorni per perdervi passeggiando tra quattro borghi, da vivere in ogni periodo dell’anno. Siete pronti?
Acquaviva Picena: il panorama
Iniziamo questo tour dal piccolo borgo di Acquaviva Picena che sorge su una collina alle spalle di San Benedetto del Tronto. Da qui potete ammirare uno stupendo panorama che si affaccia sulle più alte vette dei monti appenninici, come il Vettore, il Gran Sasso e la Maiella. Il borgo insignito del titolo Bandiera Arancione, è caratterizzato dalla Rocca, vero capolavoro di architettura militare rinascimentale. Realizzata nel XIV secolo da parte dei nobili della famiglia Acquaviva, fu poi oggetto di un cambiamento radicale nel 1474 su progetto dell’architetto Baccio Pontelli. La fortezza oggi un museo di armi antiche, ha una forma di quadrilatero irregolare e racchiude un’ampia corte centrale con pozzo. Ai piedi della rocca si trova la Piazza del Forte che grazie ad al gioco ottico delle case basse disposte a semicerchio, si ha l’impressione di essere su un palcoscenico. La seconda piazza per importanza è Piazza San Nicolò, baricentro dell’antico borgo ospita l’omonima chiesa del XVI secolo, la Casa Rossi Panelli e la Torre Civica. Imperdibile una visita al Museo della Pajarole: la Pajarola non è altro che la paglia della campagna che circonda Acquaviva Picena, sapientemente intrecciata dalle anziane del Paese. L’evento più significativo è Sponsalia, la storica rievocazione del matrimonio tra Forasteria d’Acquaviva e Rainaldo di Brunforte (1234) che a partire dal 1988 viene organizzata a cavallo tra i mesi di luglio e agosto e prevede la disputa del Palio del Duca. A tavola vi suggeriamo di farvi servire i maccheroncini marchigiani, i formaggi e le peschette dolci oltre ovviamente alle olive ascolane.
Dove dormire a Acquaviva
Dimora Storica O’viv: dimora storica con servizio eccellente.
Parcheggio camper gratuito: n. 4 stalli senza servizi di sosta, gratuiti presso Contrada Fonte Pezzana
Dove Mangiare a Acquaviva
Ristorante la Paesana: con una vista mozzafiato sulle colline
Montalto delle Marche: storia e enogastronomia
Il secondo borgo che vi suggeriamo di visitare è Montalto delle Marche, famoso per aver dato natale a Giuseppe Sacconi, progettista del Vittoriano (o Altare delle Patria) a Roma e aver adottato dall’età di 9 anni, Felice Peretti, futuro Papa Sisto V, Proprio queste due figure e gli insediamenti risalenti all’epoca protostorica, romana e medievale, fanno si che Montalto delle Marche sia imperdibile come tappa. Numerose sono state le attività e gli interventi di Papa Sisto V: vi istituì la Zecca (che rimase attiva fino alla fine del suo pontificato), il mercato settimanale e il servizio di medico condotto. E come non citare l’imponente quanto irrealizzabile, progetto del 1587 di trasferire il Santo Sepolcro di Gerusalemme nella Cattedrale di Montalto. Partendo proprio dalla Cattedrale, ammirate la bellezza degli affreschi, siamo difronte a 1800 mq e ben sei campane. Di fronte alla cattedrale si trova Palazzo della Signora, ovvero di “donna Camilla”, sorella di Sisto V. Ciò che si nota subito del palazzo sono le due scritte ai lati della torretta con l’orologio: “A.M. Il tempo è moneta” e “D.G. Prega e lavora”, dove A.M sta per Ad maioram e D.G. per Dei gloriam. Oggi il palazzo è sede del Museo Sistino Vescovile di arte sacra. che però, purtroppo a causa dei danni del sisma del 2016, il museo non è visitabile. A pochi metri da piazza Sisto V, trovate il Castello della Rocca che include Palazzo Paradisi e la chiesa di San Pietro. Adiacente a questa c’è una delle terrazze panoramiche più belle di Montalto, il Belvedere Renato Cacciamani. Da qui vi potete godere una vista su piazza Sisto V e sulle colline circostanti. Prima di concludere la visita di Montalto delle Marche, dirigetevi a visitare il Mulino di Sisto V. l’importanza di avere un mulino era una fonte di ricchezza e autonomia del territorio.
Tre curiosità su Montalto delle Marche:
entrate in un bar in paese e chiedete: il cocktail “Papa tosto” dedicato a Sisto
“meglio un morto in casa che un marchigiano sulla porta”. Un detto che ha radici nel passato, quando Sisto V scelse come esattori dello Stato Pontificio proprio dei suoi concittadini marchigiani, i quali non ebbero proprio un compito ambito da tanti. Da qui è facile capire che al tempo fosse preferibile avere un lutto invece di pagare le (esose) tasse.
Per costruire la Cattedrale di Santa Maria Assunta, voluta fortemente da Papa Sisto V a tal punto che per costruirla fece addirittura spianare un colle per poi utilizzarne le pietre vive per riempire le fondamenta.
Dove mangiare a Montalto nelle Marche: Sottoscala Degusteria
Cupra Marittima : un museo unico nel suo genere
L’unica tappa affacciata sul mare e che vi suggerisco di visitare il sella alla bici e di ritagliarvi almeno due ore per visitare il Museo Malacologico. Andiamo per passi, anzi per “raggi”. Sono ben 14 i chilometri di pista ciclabile che collegano Cupra Marittima a Grottammare, a San Benedetto del Tronto. Un percorso in piena sicurezza e adatto a tutta la famiglia per vivere la Costa delle Palme e le sue lunghe spiagge. Il secondo suggerimento invece è per il Museo Malacologico, un’enorme collezione privata che vi farà fare un salto negli abissi del mare, nella storia e nel costume. Non vi basteranno due ore per ammirare un museo unico nel suo genere: il più grande del mondo, conservando numerosi esemplari di cui un milione esposti (quelli conservati nelle collezioni di studio sono più di 9 milioni). Fondatori sono Tiziano e Vincenzo Cossignani che fin da piccoli hanno iniziato ad appassionarsi alle conchiglie. Il Museo presenta oltre alle conchiglie delle mostre tematiche: malacopaleontologia, coralli, squali, oggetti in madreperla, ceramiche e una sezione dedicata all’etnologia.
Montefiore dell’Aso: il polo museale
Lasciamo il mare e ci dirigiamo verso i monti, in uno dei Borghi più belli d’Italia: Montefiore dell’Aso . Situato in collina tra le valli del fiume Aso e del torrente Menocchia, conserva un pittoresco centro storico racchiuso dalla cinta muraria, porte e da sei torrioni risalenti ai secoli XV e XVI. Il borgo ospita un interessantissimo Polo Museale di San Francesco che vi occuperà almeno due ore per visitarlo. Il percorso si snoda tra gli ambienti del convento iniziando dalla Sala Carlo Crivelli che è dedicata all’artista veneto che nel 1468 dalle coste dalmate si trasferì nelle Marche. Proseguite la visita con il Museo Adolfo De Carolis, dove troverete circa cinquecento opere dell’artista (1874-1928) nativo di Montefiore, tra cui i bozzetti a olio degli affreschi per il salone dei Quattromila del Palazzo del Podestà a Bologna, il disegno di una vetrata per la villa di Puccini a Torre del Lago e numerose xilografie per i Fioretti di S. Francesco. Imperdibile e soprattutto di grande effetto, il Centro di Documentazione Scenografica Giancarlo Basili che comprende scenografie, documentazione fotografica, testi critici e materiale video relativo ai numerosi film dello scenografo. Un tuffo nel passato lo avrete tra le quattro sezioni (aia, casa, lavoro e campo) del Museo della Civiltà contadina, realizzato grazie alle donazioni private.
Dove soggiornare e pranzare? A meno di 10 km da Montefiore d’Aso, si trova l’agriturismo Le Canà a Carassai. Qui potete pranzare (la selezione di vini e di salumi merita la tappa!), soggiornare in confortevoli appartamenti con piscina e se siete con il camper sostare gratuitamente, cenando nell’agriturismo.
Giorno 4. Trittico marchigiano: Montedinove, Force e Comunanza
Per questa tappa, mettete scarpe comode e sveglia al mattino per visitare e vivere tre borghi. Iniziamo dal borgo medievale di Montedinove che è il borgo più alto di tutti, non a caso è all’interno della Comunità Montana Monti Sibillini e proprio per la sua altitudine e pozione, offre una vista mozzafiato che abbraccia dalla costa adriatica ai Monti Sibillini, dal Monte Conero al Gran Sasso d’Italia. Il centro storico è una vera bomboniera, un piccolo scrigno che conserva, ancora oggi, i resti delle alte mura medievali. Perdetevi tra le strette viuzze acciottolate e ammirate la storia., l’evoluzione dell’architettura e la ricchezza di particolari di arredo urbano. Soffermatevi ai resti delle fortificazioni come la “Porta della Vittoria”, costruita nel XII secolo, e ai ruderi della torre medievale anch’essa risalente allo stesso periodo storico. Imperdibile la chiesa di S. Lorenzo, opera realizzata sotto la direzione dei lavori dell’architetto ticinese Pietro Maggi che seppe realizzare un vero capolavoro. Lasciate il centro e preparatevi a degustare un’eccellenza alimentare: la mela rosa dei Monti Sibillini. Si tratta di un’antica varietà di mela, piccola e schiacciata alle estremità, dal gusto dolce e acidulo, che è coltivata nella zona collinare e montana delle Marche (tra i 450 e i 900 metri di altezza). Noi vi suggeriamo di assaggiarla e acquistarla dall’Azienda Agricola Il Fienile. Contrada Valle, 1 Strada provinciale 23, 63069 Montedinove AP. Force è il secondo borgo è quello più segnato dal sisma del 2016 e merita una tappa sia per scoprire l’antico lavoro del “ramaio” sia per sostenere chi ha perso tutto in pochi minuti in una notte maledetta. Poco più di 1000 anime, situato a circa 700 metri, Force è uno dei tanti balconi naturali che si affacciano sulle colline. Qui c’è un’antichissima tradizione, quella di lavorare il rame. Per trovare le origini di questo nobile mestiere occorre perdersi nel 600, dopo che un popolo nomade decise di fermarsi dentro le mura cittadine. Qui aprì botteghe e diffuse quest’arte. Successivamente nel XVIII secoli il maestro Rosati di Spoleto, insegnò a numerosissimi giovani forcesi il mestiere di ramaio o calderaio. Oggi a Force c’è un piccolo, ma completo museo dedicato al rame, dove si realizzano anche piccoli lavori e si può toccare con mano un’arte tramandata nei secoli. Prima di lasciare Force e dirigervi a Comunanza, vi suggeriamo di vedere il Presepe artistico realizzato nelle grotte sottostanti la chiesa monumentale di S. Francesco. Siamo certi che rimarrete a bocca aperta e senza parole. Terminiamo questa quarta giornata a Comunanza dove visitare quattro chiese: la Chiesa di Sant’Anna, in stile tardo-Romanico, la Chiesa di San Francesco, costruita sui resti di un edificio fortificato templare, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, in stile neoclassico ricostruita nel XVIII secolo e infine la Chiesa di Santa Maria a Terme, realizzata nel IX secolo in arenaria sui resti di un tempio pagano romano.
Dove cenare e pernottare a Comunanza? Agriturismo Le Selve , ottimi piatti della cucina marchigiana, con ingredienti del territorio. Se siete in camper, sosta camper gratuita con camper service: Via della Libertà, 16, 63087 Comunanza AP, Italia
Coordinate GPS: 42.951852, 13.408983
Giorno 5: Offida tra tombolo e arte e storia
L’ultimo giorno lo dedichiamo a Offida che non è un comune qualunque, ma qualcosa che ti rende orgoglioso del nostro Bel Paese. Innanzitutto è uno dei “Borghi più belli d’Italia” dove si svolge uno dei carnevali più caratteristici, poi è la patria del vino piceno e marchigiano, conosciuto anche all’estero, non a caso qui si trova l’Enoteca Regionale delle Marche e in queste colline vengono prodotti i migliori vini locali. Infine l’arte del Merletto a Tombolo, nobile e pregiatissimo ricamo con cui sono realizzati gioielli, accessori e abiti. La dea nera, Naomi Campbell incantò il mondo con un vestito realizzato completamente con merletto offidano. Comprendete bene che per vivere Offida è necessaria una giornata intera ad iniziare dall’ENOTECA REGIONALE ubicata nel trecentesco ex convento di San Francesco. Spostatevi in città parcheggiando fuori dalle mura per poi camminare tra le vie del centro e perdersi tra i negozi di merletti e tomboli, realizzati a mano. Questa tradizione risale al ‘400 e poi esplose due secoli dopo con le monache benedettine giunte ad Offida nel convento di San Marco. Agli inizi dell’Ottocento venne fondata la scuola per merlettaie da Maria Carlini Sieber che si dedicò all’insegnamento di quest’arte che oggi trova il culmine del Museo del Tombolo e Merletto. Proseguite a camminare e raggiungete la piazza principale, Piazza del Popolo con l’imponente Palazzo Comunale dell’XI secolo che ospita il magnifico Teatro Serpente Aureo del 1820 e dall’altro lato la Chiesa della Collegiata, all’interno della quale si trova una meravigliosa ricostruzione della grotta di Lourdes.Ma i gioielli non terminano qui, uscite dal Museo del Tombolo girate a sinistra e in fondo al paese, ammirerete qualcosa di unico: la Chiesa di Santa Maria della Rocca. Difficile rimanere indifferenti alla sua struttura trecentesca che ha la particolarità di sorgere sull’estremità di un colle che domina la valle picena.
Oltre il panorama mozzafiato, ciò che stupisce è il suo interno: costruita sulle fondamenta di un castello longobardo risalente al 1330, con una cripta a tre navate e un piano superiore affrescato dal Maestro Ugolino di Vanne da Milano.
Dove sostare con il camper? Sosta camper comunale con camper service gratuita ai piedi della città, a 300 metri dalla Caserma dei Carabinieri.
Siamo arrivati alla fine di questo itinerario, tra storia, tradizioni, enogastronomia, mare, monti e splendidi paesaggi. Come non pensare che l’Italia non sia il Paese più bello del mondo?