Dal 1874 è un spettacolo nascosto nel sottoterra: la Grotta di Bossea a Frabosa Soprana, (CN)
E’ la prima grotta aperta al pubblico in Italia: dal 1874 la Grotta di Bossea ubicata in Val Corsaglia, nel Comune di Frabosa Soprana, a 836 m. di quota, è uno spettacolo naturale imperdibile. La grotta è caratterizzata essenzialmente da 3 aspetti:
1) grandiose dimensioni ambientali, con vaste panoramiche su paesaggi pittoreschi e scoscesi;
2) grande ricchezza di acque correnti e precipizi
3) alto valore scientifico e naturalistico.
La Grotta di Bossea è suddivisa convenzionalmente in una zona inferiore caratterizzata da imponenti dimensioni e in una zona superiore costituita essenzialmente da un complesso di strette gallerie sviluppate su piani sovrapposti. Le due parti della cavità sono separate dalla cascata del Lago di Ernestina. La zona inferiore, lunga circa 900 m. e con un dislivello ascendente di 116 m. è attrezzata per la visita turistica e percorsa da un torrente la cui portata varia da 50 a circa 1.500 lt/s. Per avere un’idea dei fenomeni in gioco si noti che il torrente trasporta ogni anno 5.000.000 di mc d’acqua che contiene una media di 50 mg/l di carbonato di calcio disciolto per un totale di 750 tonnellate di roccia asportate annualmente dal sistema carsico. Dall’abbondanza d’acqua discende la piena attività dei processi speleogenetici, ciò che la distingue in maniera molto netta fra le principali grotte turistiche italiane. Il concrezionamento calcareo costituito da stalattiti, stalagmiti, cortine e colate presenta spesso dimensioni imponenti e grande bellezza per forme e colori. Esplorata nel 1850 da un gruppo di valligiani guidati da Domenico Mora, venne aperta al pubblico il 2 agosto del 1874 ad opera del Sen. Giovanni Garelli di Mondovì. Dal 1969 è sede di una stazione scientifica del Gruppo Speleologico Alpi Marittime del C.A.I. di Cuneo, che ha come oggetto di indagine i fenomeni anche biologici tutt’ora in atto nella cavità. Bossea annovera ben 64 specie di animali cavernicoli di cui 15 endemiche e grande interesse riveste il mate- riale paleontologico rivelato da scavi condotti per alcuni decenni a partire dal giugno 1865. Con parte del mate- riale è stato ricostruito uno scheletro completo di URSUS SPELAEUS che è visibile esposto nella Sala del Tempio.
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